A Vietri sul Mare,
ogni anno, tra il 7 e l'8 dicembre, si festeggia la vigilia
dell'Immacolata Concezione.
E' una festa ricca di tradizione che ha origini antichissime pare risalga alla
popolazione bizantina-Romana ed affonda le sue radici in tempi antecedenti
l’ottocento.
Con il passare degli anni, nonostante i numerosi cambiamenti, continua a non
venir meno la fede e la devozione che contraddistingue gli abitanti di questo
piccolo paese costiero.
Se pur con alcune varianti, resiste nelle frazioni di Benincasa e di Raito, dove
per ragioni logistiche i Falò diminuiscono di numero e acquisiscono nomi
diversi infatti a Raito si chiamano i “capannoni” a Benincasa "i fuoconi" e le “cataste”si
accomunano dal fatto che al passaggio della processione avviene l’accensione.
A Marina di Vietri la festa dell'Immacolata è vissuta in maniera molto più
particolare che altrove. Non le solite funzioni eucaristiche, ma una
processione che si snoda attraverso i vicoli del piccolo centro, in piena notte,
portando la statua dell'Immacolata fino in riva al mare.
Storicamente paese di pescatori, Vietri, ha un legame particolare con il mare e
ancor oggi, in un tempo in cui tutti i giovani tendono ad emigrare per cercare
fortuna altrove, la fede e la devozione per la Madonna continuano ad
intrecciarsi con l'enorme rispetto che i vietresi hanno per le acque che
bagnano la marina.
Durante il suo percorso la statua della Madonna, è accompagnata in processione
per tutto il borgo marinaro da un lungo seguito di fedeli, turisti e curiosi
passa davanti a giganteschi falò ('i treppier – cosi sono detti a Marina perchè costruiti su una base a tre piedi).
Questi ultimi vengono accesi al passaggio della statua, con tecniche
particolari tramandate di padre in figlio da anni ed anni.
Per ogni ragazzino marinese, imparare ad innalzare e montare le fascine (nei giorni precedenti la festa) per poi incendiare
un "Treppier'" è un percorso obbligato che segna, in un certo senso,
anche la sua entrata nella società.
La tradizione narra che le donne di questi paesi accendessero i falò per i
mariti che stavano in mare a pescare: a quei tempi, accendere un fuoco, era
l'unico mezzo disponibile per far vedere la via di casa. E la notte del 7
dicembre rappresentava l’ultima data utile per la pesca. In quando dopo tale
data di fatto il tempo ed il mare non sono più clementi.
L'usanza, tramandata nei secoli, avrà subito qualche inevitabile trasformazione
e, ad oggi, è molto probabile che l'intreccio di devozione e tradizione abbia
fatto in modo che questi falò cambiassero la loro funzione principale,
trasformandosi da luci "segnaletiche" a luci "spirituali".
In tempi più moderni, i fedeli hanno
cominciato ad accendere 'i treppier' per far si che le strade percorse dalla
Madonna, quei vicoli piccoli e bui, fossero sempre illuminate.
Come in tutte le tradizioni anche questo evento ha i suoi piatti tipici.
È tradizione attendere l’orario della processione trascorrendo in casa con familiari ed amici
una vera e propria vigilia, intrattenendosi
in un tipico cenone a base di pesce e piatti tipici, a cui fanno seguito i
giochi della tombola e delle carte.
Tra i piatti degustati per l'occasione si segnala “il soffritto” e “le patate
cotte sotto la cenere”.
('o zuffritt')
non si tratta altro che di corata di maiale, polmone, fegato, milza, esofago,
trachea e tutto il resto, tagliata a pezzettini e cotto in una salsa di
pomodoro ottenuta con conserva scura con aggiunta di peperoncini.
Soffritto dell’immacolata
E’ una zuppa tradizionale, povera e
proletaria.
Si preparava infatti con gli scarti della macellazione del maiale, come tutti i
piatti antichi e poveri si accompagna tradizionalmente con pane casareccio raffermo reso croccante ed
inzuppato nel sugo.
Ingredienti
Soffritto di maiale
(ossia: polmone, trachea, cuore e milza)
conserva di pomodoro
olio extra vergine d’oliva
sugna (o strutto)
peperoncino forte
foglia di lauro
rosmarino
sale.
Procedimento
Bisogna lavare bene e lasciare a bagno in acqua corrente i pezzi di interiora
dopo aver tagliato a piccoli pezzi tutto il soffritto. Smaltite tutte le tracce
di sangue asciugare accuratamente tutte le parti di carne.
Utilizzare un tegame fondo e mettere a
riscaldare prima i riccioli di sugna sufficienti per soffriggere ai quali va
aggiunto l’olio extravergine d’oliva, ed infine si introduce il soffritto per
rosolare a fuoco vivo.
Essiccato il liquido e rosolata la carne
bene bene, va aggiunta la conserva di pomodoro che va diluita con un
acqua.
Mano a mano che la
cottura prosegue bisogna avere cura di aggiungere acqua e introdurre le
spezie il lauro, il rosmarino, il peperoncino e il sale quanto
basta.
Lasciate cuocere a fuoco lento per un paio d’ore avendo cura di non rendere il
sugo molto denso..
Preparate i crostini di pane biscottato
al forno; impiattare utilizzando le fette due o tre in ogni piatto come fondo e poi ricoprirle con il soffritto ed il sugo ormai
amalgamato e cotto a punto giusto.
P.s. Buona notte
dell’Immacolata.
Cosmo Di Mauro